• Gregory Petitqueux

    On: 12 Marzo 2013
    In: Senza categoria
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    Gramma

    Francia/Italia, 2000-2005, 00:52:00, stop motion film
    scritto da Gregory Petitqueux (Francia) e Tuia Cherici (Italia)
    realizzazione, montaggio e sonoro Gregory Petitqueux
    collaborazione alla realizzazione Tuia Cherici
    effetti digitali video Simone Lecca, Gregory Petitqueux
    musiche Danilo Casti (OOFF.OURO)
    luci: Fabio Sajiz
    titoli di coda: Luciano Baragiola
    Dialoghi: No
    di Gregory Petitqueux

    Il film è stato interamente autoprodotto, creato in oltre 5 anni di lavoro in una stanza di 21mq, con una camera miniDV, un microfono, un computer da 600mhz.
    Girato in S-VHS, miniDV e super8.

    Gramma è un pupazzo di ferro, legno e bulloni. Vive in mezzo alla fauna bizzara di un mondo desertico, brullo e sterile, sovrastato da un cielo senza nuvole. In questa terra desolata, sopravvivono segni e tracce di civiltà oramai ritirate o addirittura scomparse. Anche la conformazione astronomica di quest’ambiente sembra essere stata sconvolta: la notte inizia quando la luna oscura il sole e finisce quando se ne allontana.
    Ogni sera, quando quest’ eclisse getta il mondo in una tempesta di luce innaturale e letale, Gramma corre al suo rifugio-casa. Là, aspetta che si calmi il cataclisma ed arrivi la notte per poter finalmente proseguire, nel suo laboratorio, la realizzazione dei suoi progetti…

    Per me Gramma è una favola allegorica. In un certo senso, potrei dire che Gramma è niente di meno che l’Uomo, con la sua confusione, schiavo dei suoi desideri di grandezza e di concretizzazione di grandi progetti: questo bisogno insaziabile di cercare dimenticando di vedere quello che ha davanti agli occhi. Il suo bisogno di reificare, dare un’identità ad un mondo, in sé indeterminato. L’uomo, che vive sui detriti delle civiltà che ha eretto e poi abbattuto, macerie che nel tempo si sono accumulate sotto terra, stratificandosi sotto i suoi piedi quanto nella sua testa…L’uomo che vuole cambiare il mondo ma che alla fine riproduce quello che cercava di cambiare. Ma prima di tutto è l’uomo che è destinato a perire,  e in questo Gramma  si pone come una sorta di “Vanitas” fiamminga, queste nature morte del Seicento che volevano fare riflettere sull’inutilità di ogni grande impresa umana, sul vano dei desideri di ricchezza e potere di fronte alla brevità dell’esistenza. Credo che Gramma sia un modo ‘gently’ di raccontare i desideri e il fallimento di una civiltà…
    Dimenticavo…un indovinello importante alla comprensione del film: Che cosa hanno in comune una biblioteca, un campo da coltivare e un cimitero?
    ” – Gregory Petitqueux

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