ROMA, Cinema Trevi – Cineteca Nazionale, 28-29-30 GENNAIO 2015
NOMADICA
circuito per il cinema di ricerca
in collaborazione con
FUORI ORARIO cose (mai) viste
CINETECA NAZIONALE
presenta
in girum imus nocte et consumimur igni
(della catastrofe e dei suoi superstiti)
Ogni catastrofe – per essere tale – ha i suoi superstiti. E questi possono essere tali anche se la catastrofe continua, ogni giorno, a seppellirci e a viverci. E noi con essa. L’unico (nostro) modo possibile è essere fuori contesto, fuori-luogo, fuori-norma, fuori-tempo, inafferrabili, imprecisi. Ma come riuscire a vivere, a non-esserci, in tale maniera? E allora il tutto coincide forse con un al-di-là in cui a dominare è un blob, una catastrofe già avvenuta, già realizzata, e noi non facciamo altro che ri-proporla, crearne, diffonderne e disorganizzarne gli sguardi, decentrandoli, nel disastro. In un ulteriore tentativo festeggiamo così i 25anni di Fuori Orario, con i 6 temi/puntate di ZAUM(*), “rovescio speculare di BLOB”, che racchiude le idee e il lavoro del gruppo forse rappresentandone il culmine, e con altri spazi/film/cineasti differenti che si alterneranno nelle tre giornate e che – com’è solito di Nomadica – detoneranno nel tempo in altri rivoli, occhi, sale italiane.
The twenty-fifth birthday of “Fuori Orario”, with the 6 episodes/themes of Zaum, “specular reverse” of blob, contains the group’s ideas and works maybe enclosing its climax, and with other spaces/films/filmmakers that succeed each other in the three days and that – as usual in Nomadica – will detonate over time in other rivulets, eyes, italian cinemas.
I nomi: Nato Frascà, Antonello Matarazzo, Carlo Michele Schirinzi, la redazione di “FuoriOrario cose (mai) viste”, Michelangelo Buffa, Steve Della Casa, John Giorno, Antonello Faretta, Giorgio De Vincenti, Gabriele Anaclerio, Giannalberto Bendazzi, Giacomo Ravesi, Manfredo Manfredi, Mario Addis, Leonardo Carrano, Michela Occhipinti, Fatima Bianchi, Fiorella Mariani, enrico ghezzi e – presenti/assenti – Giulia Mazzone e Giuseppe Spina per Nomadica.
L’intero evento è a ingresso gratuito.
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(*) su “ZAUM – andare a parare” (2011)
La cosa (da un altro mondo?) realizzata da enrico ghezzi con Baglivi, Ranga, Esposito, Fina, Franchina, Francia di Celle e Fumarola.
Tema di fondo è la Catastrofe, immane e assoluta, o acquisita, già data, sorseggiata, interiorizzata da un decennio che si apre con gli scontri del G8 di Genova intorno al nulla della zonarossa per andare a parare (nell’ultima puntata) sull’attacco in piena luce all’oscurità della caverna Capitale/Immagine, nel mattino dell’11 settembre con le Twin Towers trasformate in fiaccole sinistre prima di crollare.
Tenendo conto che la catastrofe più forte è già avvenuta (naturale e innaturale come tutte le catastrofi) nell’epifania postuma che è sempre l’immagine, enrico ghezzi con la redazione di FUORI ORARIO si è arrovellato sui materiali dell’anarchivio di Cose (mai) Viste, e altri trovandone e procurandosi, in un montaggio disteso che infatti non è un montaggio, ma piuttosto un ‘tramontaggio’. Più della metà di ogni puntata si impernia su un tema monografico, e il resto è costituito per passaggi e striature di altre immagini dagli altri cinque temi principali. I temi quindi, ancor più che intersecarsi, si accavallano e concorrono, fili paralleli e sovrapposti di memorie che si favoriscono o ostacolano l’un l’altra, in direzione della terra impossibile (e comunque sempre più catastrofica e catastrofizzata) che è il presente.
E il titolo? ZAUM. Ah si, è il sogno dei febbrili futuristi russi estremi, Krucenich, e il geniale Velimir Chlebnikov, parola transmentale che non vuol dir nulla appunto perché oltre la mente.
Il tentativo artistico più spinto e perdente del secolo (gli si affiancarono – schiacciandolo – le più terribili ‘opere d’arte totali’ del novecento, il regime stalinista e quello nazista), fingere un altro spazio e forma di vita, pensando e immaginando così intensamente da esserlo e diventarlo loro.
(da fuoriorario.rai.it – Zaum fu trasmesso l’8 e il 9 ottobre 2011)
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PROGRAMMA
m e r c o l e d ì 2 8 g e n n a i o 2 0 1 5
ore 17.00
Kappa
di Nato Frascà, Italia, 1965/1966, col., 47min
Girato a Castelgandolfo tra agosto e settembre 1965, Kappa (iniziale di kamera) è un viaggio nell’inconscio umano che l’autore compie, ispirandosi all’Ulysses di James Joyce, per ricercare l’impossibile rapporto tra uomo e Natura. Usando l’intreccio di linguaggi popolari (fumetto, radio, pubblicità, televisione) viene creata la visione del nostro mondo come se fosse vista dall’occhio di un alieno, che non comprende la nostra realtà e cerca di interpretarla: lo spettatore stesso, di fronte all’opera, ne rimane alienato, stordito nel cercare di comprendere il significato che ne viene fuori dalla contrapposizione di immagini in apparenza senza continuità logica. «Kappa è il viaggio senza categorie spaziali e temporali di ognuno di noi. Ho registrato e utilizzato gli “ingredienti visivi e sonori” della nostra civiltà, affollando l’opera per costituire delle associazioni mentali al limite della saturazione obbligando lo spettatore a dilatare il suo recipiente fruitivo a nuove capacità volumetriche» (N. Frascà).
a seguire proiezione alla presenza degli autori
Astrolìte
di Antonello Matarazzo e Carlo Michele Schirinzi, nel cast: enrico ghezzi, Italia, 2002, BN, 40min
Protagonista – se un protagonista c’è – enrico ghezzi, il critico cinematografico, padre di Blob e Schegge, appena censurato per il suo lungo servizio su Berlusconi. Scenario una Avellino al nero di seppia, vista dal basso verso il basso, come non l’avete mai guardata e vi sarà difficile dimenticarla.
Trama: accennata e consapevolmente pretestuosa, che aspira ad appartenere ad un genere, il giallo, e inevitabilmente de-genera nel rimando alla propria impossibilità di reggere.
Andamento circolare: il film si apre con i preliminari dell’esplosione e si chiude con la deflagrazione. Ma questo non è un film esplosivo: qui tutto implode e tende verso un centro che non è un nucleo narrativo ma un’icona, un’idea di cinema in carne ed ossa, quella incarnata autisticamente da enrico ghezzi, demiurgo di vite rarefatte e sospese tra esistenza e proiezione.
ore 19.00
proiezione alla presenza della redazione di Fuori Orario cose (mai) viste
ZAUM – parte 1 – L’O di G8/Genova 2001
di Daniel Franchina e Donatello Fumarola, 65min
Dedicata allo ‘scontro fisico’ a partire dal G8, si apre col capolavoro del cineasta armeno Artavadz Pelesjan, NACHALO/L’INIZIO, del 1967. Nove minuti, a partire dal cinquantenario della rivoluzione d’ottobre, che sconvolgono il cinema e le incertezze rassicuranti del montaggio, verso qualcosa che è ancora da farsi e da sentirsi. Risulterà ancor più chiaro che lo scontro fisico a Genova si mostrò proprio nell’atto di svanire quasi, sempre troppo veloce frenetico accelerato o rallentato, raramente a una velocità ‘giusta’. I mille e mille occhi incontrollabili delle tele camerine individuali formano già e troppo tardi una ‘comunità improbabile’, che filma e controlla se stessa sul limite del riguardarsi e riinquadrarsi.[/one_half]
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[/one_half_last]a seguire
ZAUM – parte 2 – CATASTRIONFO
di Fulvio Baglivi, Simona Fina, Stefano Francia, 65min
I trionfi della catastrofe, sempre innaturali nella nostra innaturalità da Titanic a Fukushima.
ore 21.30
Incontro con Michelangelo Buffa e Steve Della Casa
Movie Movie
di Michelangelo Buffa, 2014, versione di 30min
Full immersion nel magma caotico ed affascinante della Storia del Cinema dove personaggi, future, attori e volti emergono dalla memoria collettiva per apparire e sparire nella fluidità del racconto.
Da “Lumière retrouvé”, la serie “Le ore”:
Ora del villaggio abbandonato
di Michelangelo Buffa, 2010/2011, 40min
“La serie delle Ore, omaggio ai fratelli Lumière, si fonda sull’idea che la registrazione del mondo da parte dei Lumière non era solo visiva, come si è portati a credere in prima istanza, era anche e forse soprattutto, una registrazione di tempo. Ciò che mi ha sempre affascinato e colpito nei loro iniziali e brevi film è il Tempo. Ritornare ai Lumière è quindi lavorare sul tempo, estenderlo, dilatarlo, entrarci dentro, cosa che Warhol aveva compreso così come anche Godard. Le mie Ore diventano spazi temporali di contemplazione. D’altronde quale modalità abbiamo di guardare il mondo, di guardarci dall’esterno se non quella utilizzata dal cinematografo! Ogni luogo ha il suo tempo ed il tempo del villaggio abbandonato è tempo senza tempo, di qui le pausa d’immobilità create dalla staticità della mdp”. mb
Una strada per Bringuez
di Michelangelo Buffa, 2014, 3min
Video/denuncia del disastro compiuto per la costruzione di una strada nel bosco
Sradicati
di Michelangelo Buffa, 2013, 11min
Come i mezzi di trasporto veloci ci sottraggono un reale rapporto col territorio, un contatto.
Sub Aqua
di Michelangelo Buffa, 2014, 10min
Visita ad un acquario che diviene visita ad un luogo che mantiene prigionieri esseri viventi per il nostro “piacere”.
g i o v e d ì 2 9 g e n n a i o 2 0 1 5
ore 17.00
ZAUM – parte 3 – You (No) Tube
di Fulvio Baglivi e enrico ghezzi (65min)
La geniale catastrofe del net o del web, rete di tutti e di nessuno, per nessuno e per tutti.
a seguire
ZAUM – parte 4 – Lo spazio dell’orbita
di Stefano Francia di Celle (65min)
Montaggio langhiano/kubrickiano attraverso la lentezza del lavoro di ingegneri e di astronauti. Il trascorrere delle orbite in sovrimpressione con la fine del tempo nello spazio che ci guarda dalla Luna.
a seguire proiezione alla presenza dell’autore
La posa infinita
di Antonello Matarazzo, Italia, 2007, 2min
“La posa infinita” mette in scena lo scarto tra mobile/immobile che emerge dall’interfaccia cinema/fotografia, sotto le sembianze di un antico portrait di gruppo nel quale le figure immortalate riacquistano vita mediante movimenti minimi e suoni ambientali che restituiscono all’immagine cristallizzata nel tempo, la sensazione di uno svolgimento “in diretta”. Un attimo dilatato all’infinito rappresentato dall’attesa prima dello scatto. […] (Bruno Di Marino, Doc Fest ed., Roma 2007)
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ore 19.00
Incontro con Giorgio De Vincenti, Gabriele Anaclerio, Antonello Faretta
a seguire
Nine poems in Basilicata
un film di poesia con John Giorno diretto da Antonello Faretta, Italia, 2007, 55min
Più che un film è un libro in forma di audiovisivo. E’ possibile “sfogliarlo” a capitoli com’è possibile “leggerlo” tutto d’un fiato, andandone a scoprire la sua struttura semplice e quasi francescana. L’opera nasce da nove poesie (molte delle quali inedite) di uno dei più grandi esponenti della poesia americana contemporanea, il newyorkese John Giorno, e vede lo stesso scrittore nella veste di interprete. “Un’Italia arcaica e antica ma nello stesso tempo fresca, vera, carica di passione e di speranza: un autentico tesoro di tensione utopica alla ricerca di un’umanità perduta” (Antonio Romani)
ore 21.00
Cinema d’animazione
MANFREDO MANFREDI, MARIO ADDIS, LEONARDO CARRANO
Incontro con Giannalberto Bendazzi, Giacomo Ravesi, Mario Addis, Leonardo Carrano
a seguire i film di MANFREDO MANFREDI
– Rotocalco (Italia 1970, col., 11′)
“È un atto d’accusa contro la deformazione della realtà prodotta dalle pagine patinate di un grande settimanale d’attualità. La realtà è diversa da quella stereotipata, fasulla, scintillante che mostrano certe riviste: ed il film interpreta graficamente, con umorismo ma più spesso con dolore il divario fra realtà vera e realtà rotocalchistica” (Bendazzi, New Cinema 1971).
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– Dedalo (1976, 11’27”, 35mm)
Gran Premio al festival d’animazione d’Ottawa e nomination all’Oscar, Dedalo è uno dei film più rappresentativi del cinema di Manfredo Manfredi. Composto da disegni su carta dai forti contrasti chiaroscurali, il film esprime una tensione metafisica attraverso un raffinato equilibrio grafico e una trama onirica che evidenzia una chiara dimensione autoriale e d’artista.
– Nuvole (1975, 13′, 35mm)
In un profondo sotterraneo un piccolo essere bianco lotta per sopravvivere. Oscuri mostri lo assalgono e lo dilaniano, ma egli rinasce ingrandendosi, fino a divenire una grande e palpitante effluorescenza sotterranea. I nemici scompaiono mentre dal grande corpo bianco germina un sottile filamento che faticosamente sale verso l’alto: un fiore vibra ora nel vento mentre sopra, alte nel cielo, scorrono lente le nuvole. Mentre un altro giorno lentamente affonda in un’altra notte, alte e impassibili continuano a trasmigrare le nuvole in un fluire che è il lento e inarrestabile fluire del tempo. Dal fiore ormai secco e appassito volano i semi per una nuova vita mentre sotto, nel nero profondo misterioso, qualcosa si muove: un piccolo essere bianco forse, comincia faticosamente a farsi largo verso la luce.
– Il muro (1970, 11’30”)
Realizzato per la Corona Cinematografica, Il muro riflette sulla condizione dell’arte di fronte alla distruzione della società
post-atomica. Attraverso situazioni allegoriche dipinte con suggestive animazioni dai tratti marcati e aspri che prediligono i toni cromatici freddi, il film ritrae con dura rassegnazione lo sguardo e l’impossibilità di un’artista davanti al destino di morte e consunzione di un’intera società.
a seguire i film di MARIO ADDIS
– GIANO (1994, 1’37”)
Directed and animated by: Mario Addis
35 mm – traditional animation on paper.
– Il mostro [opening title sequence] (1994, 2’20”)
35 mm – tempera on transparent acetate.
Directed and animated by: Mario Addis
Graphic design: Franco Matticchio
– Il sogno di Nina (1998, 1’13”)
Scene from the feature film “La Gabbianella e il Gatto”.
Sequence created, directed, designed and animated by Mario Addis.
– Heartbeat (Un capitalismo dal volto umano) (1998, 0’40”)
35 mm – pencil and colored chalks on paper.
Produced by: MTV Europe
Created, directed, designed and animated by: Mario Addis
– La materia (1999, 2’00”)
Film 35 mm – charcoal and pencil on paper.
Created, directed, designed and animated by: Mario Addis
– Florida (2002, 1’58”)
Scene from the feature film “Johan Padan a la descoverta de le Americhe” written by Dario Fo.
Sequence created, directed, designed and animated by Mario Addis.
– Un principe chiamato Totò [opening title sequence] (2007, 00’38”)
Created, directed, designed and animated by: Mario Addis
– Fornarina Urban Beauty Show in Paris (2008, 05’29”)
10 video-installations in the magnificent scenario of the Carrousel du Louvre.
Videos were created and directed by: Mario Addis
Graphic design: Mario Addis and Glenn Barr, Mijn Schatje, Miss Van, Simone Legno for Tokidoki, Junko Mizuno, Angelique Houtkamp and the famous artist and comic strips’ maestro Moebius
Animation by: Mario Addis and Movimenti studio
– Casse Rurali Trentine (2011, 00’45”)
Runtime 45 sec. – commercial in traditional animation.
Created, directed and designed by: Mario Addis
– Pene e Cruditè (2014, 3’31”)
Animation on paper
A Film by Mario Addis
Designed and animated by: Mario Addis
Editing and Compositing: Stefania Calatroni
a seguire un film di LEONARDO CARRANO
– Jazz for a Massacre (Ita-Pol, 2014, 15’16”)
Incisione, pittura e acidatura su pellicola e doppia-pellicola, riprese: Leonardo Carrano
Montaggio e post-produzione: Giuseppe Spina
“Jazz per un massacro” è un omaggio all’artista e cineasta sperimentale Nato Frascà, inventore del “metodo dello scarabocchio”, una forma di libera espressione attraverso la quale sondare l’inconscio. Applicando idealmente questo metodo il film risulta una jam-session pittorico-musicale, in cui l’improvvisazione jazz di Marco Colonna si sposa con le astrazioni create direttamente su pellicola da Leonardo Carrano e montate da Giuseppe Spina. 20.000 fotogrammi dipinti, incisi e acidati, coinvolgono in una fantasmagorica danza cromatica.
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v e n e r d ì 3 0 g e n n a i o 2 0 1 5
ore 17.00
proiezione alla presenza dell’autrice
Lettere dal deserto (elogio della lentezza)
di Michela Occhipinti, 2010, 88min
Il mondo corre. Hari cammina. Le sue scarpe consumate percorrono lunghe distanze nel deserto per recapitare messaggi chiusi in lettere scritte a mano, dalla calligrafia preziosa, da consegnare a destinatari che abitano villaggi sperduti, chiusi in una dimensione temporale dimenticata, fuori dal mondo.
Le lettere parlano di amori, matrimoni, successi e decessi. Quelle che portano la morte si riconoscono subito, sono quelle con l’angolo destro tagliato, che Hari legge sull’uscio ad alta voce e poi strappa, perché le brutte notizie vanno distrutte, disperse, cancellate per sempre.
In un mondo in cui il tempo è un lusso, la velocità è sinonimo di efficienza e civiltà, e dove si comunica premendo tasti che riproducono caratteri tutti uguali, la storia di Hari è un’isola cristallizzata nel tempo. Quando l’unico modo per comunicare era un foglio, una penna, l’inchiostro. Quando la gente era ancora in grado di aspettare. Un ritorno alla lentezza, e alla natura, quella inospitale del deserto del Thar. Finché arrivano delle strane torri metalliche, intruse nel paesaggio, a rivoluzionare la vita del piccolo villaggio…
a seguire
proiezione alla presenza dell’autrice Tyndal
di Fatima Bianchi, Italia, 2014, 30min
Un faro sui monti di Brunate, il suo fascio di luce ruota incessante nel buio come un continuo loop, fa luce su qualcosa che è rimasto nell’ombra, illuminando una casa. La casa racchiude i componenti di una famiglia che vengono ritratti nella loro quotidianità. ll racconto si sviluppa in un momento preciso, quando Francesco, il primogenito, trascorre un anno in carcere. In questo periodo ciascun familiare tiene uno scambio di lettere con lui. Tyndall è un fenomeno di diffusione della luce dovuta alla presenza di alcune particelle nell’aria. Lo stesso effetto è visibile dal faro sui monti di Brunate, guardando verso la casa della famiglia Bianchi.
ore 19.00
proiezione alla presenza dell’autrice
Homo sapiens
di Fiorella Mariani, Italia, 1971-74, 56min
Homo sapiens è un film di montaggio che anticipa lo stile di Blob procedendo, nell’assemblaggio di materiale di repertorio, per associazioni (e distorsioni) sul tema dell’uomo e della sua (perduta) umanità, scandite dalla musica della celebre compositrice argentina (ma residente da anni in Francia) Beatriz Ferreyra. In apertura una frase di Rousseau ne sintetizza lo spirito: «Gli uomini che formano il gregge chiamato società faranno tutti le stesse cose nelle stesse circostanze a meno di esserne distolti da motivi più potenti».
ore 20.30
Incontro con enrico ghezzi, Fiorella Mariani, la redazione di FuoriOrario
a seguire
ZAUM – parte 5 – APPARIRE/SPARIRE, ESSERE/RIESSERE: IL TRUCCO DELL’ANIMA E I FUOCHI D’ARTIFICIO DELL’IMMORTALITA’
di Lorenzo Esposito, 62min
La penultima puntata di ZAUM è forse la più intensamente e intimamente e sotterraneamente catastrofica, in quanto certamente si allontana dalla catastrofe, già avvenuta da tempo ‘immemorabile’, e infatti molto difficile da reperire ‘in memoria’. Un’ora di programma dedicata all’apparire/sparire, all’essere/riessere, al trucco dell’anima e ai fuochi d’artificio dell’immortalità.
a seguire
ZAUM – parte 6 – SUA IMMINENZA LA CASTROFE ovvero CATASTROFETTE DEL CAPITALE
di Lorenzo Esposito e Donatello Fumarola, 65min
Il titolo, più che frivolo, è doppio, infine doppio del doppio, visto che la catastrofe stessa è in questo caso l’oggetto dell’operazione reperita e additata da Marx nel cinismo automatico della ripetizione farsesca degli eventi anche più seri. La catastrofe è attesa farsesca di ripetizione, prevenduta anch’essa nel mondo quotato in borsa o nelle scommesse, e la ‘castrofetta’ cui si indirizzano paura e desiderio non è un punto numinoso e terribile, ma appunto un’arietta quasi metastasiana, seguendo la quale ci allontaniamo dall’idea e dall’evento della prima volta. Lo si disse del resto in partenza, che non si trattava di sapere dove andare a parare in parata. Né di tremare a sentir tremare (stanotte, mentre cominciavo a stendere queste note che nascondono quasi tutto) le torri e gli antri di New York dieci anni dopo l’undici settembre che prestò l’oscurità al nostro creder di vedere in pieno giorno. Né vogliamo costruire un muro di o per le immagini, il muro che piuttosto già ‘siamo’. “La ‘coincidentia oppositorum’, che Cusano nel De Visione Dei chiama ‘il muro del paradiso oltre il quale abita Dio, non prende forma su questo lato dello schermo”. (Kracauer)