Alessio Galbiati
Dizionario dei luoghi comuni del cinema italiano
Collana: LA NUOVA COLLANA COLORATA Coriandoli a cura di Francesco Selvi
CAPIRE Edizioni Srls
CartaCanta Editore | Risguardi Edizioni | EDM
Pagine: 96 – Euro 9,00 – Ed. 966
www.cartacantaeditore.it
Il riferimento è Flaubert, nientemeno. Il contesto è l’Italia e la sua industria cinematografica, fino alle sue propaggini più indipendenti e anarchiche.
Il Dizionario nasce da appunti e frammenti accumulati nel corso degli anni, strutturati in ordine alfabetico, con l’idea di raccontare i tic e le bestialità di un mondo e dei suoi abitanti.
Una collezione dei petali del fiore che mai sfiorisce: la Stupidità umana.
Un impietoso ritratto, divertente e divertito, dal quale nessuno può sentirsi escluso; men che meno l’autore.
Esistono molti stupidi manuali di cinema italiano, spesso venduti a universitari costretti a rimpinguare le tasche di professori a corto di idee e con l’obbligo di pubblicazione, professori che pur di continuare a ricoprire quei ruoli, pur di riempire quelle pagine bianche, ripetono i concetti più inutili, ritritano storie e storielle.
Ci sono stupidi dizionari di cinema, annuali elenchi di titoli in rigoroso ordine alfabetico, accozzaglie di sinossi e giudizi affrettati (li chiamano critici e godono di grande stima), specchio della povertà e del minimalismo sinaptico. Vengono pubblicati annualmente e con la cadenza vile di ogni tradizione ripetono fino alla nausea gli stessi aneddoti.
E ci sono stupidi cinefili, i paladini della critica, hanno spazi su giornali e riviste, scrivono di tutto sull’ultimo film visto in sala, usano e reinterpretano malamente frasi e concetti di filosofi e pensatori, smontandone involontariamente il valore, riducendoli a scarne fastidiose presenze, tant’è che citare Deleuze o Lacan è ormai diventata una pratica ridicola. Anche in questo caso a regnare è quella ripetizione stantia che genera il male supremo: lo stereotipo, che cancella. Il frutto celebrale del reazionario tradizionalista (che in molti casi si crede di sinistra). Perché quando tale pratica si diffonde diventa una “forza storica” e, nella fattispecie, la forza storica del cinema italiano, forza che avanza inesorabilmente.
Se può esserci un antidoto a tutto questo da oggi c’è: si tratta del primo dizionario il cui oggetto è la Stupidità stessa. Le stupidità lette, dette, sentite, vissute negli anni, create e massificate per la massa, come massi, come macigni che con queste pagine oggi si sgretolano – o almeno dovrebbero sgretolarsi – in una risata più o meno amara.
Il lettore, accantonando Whitman, si ritroverà a percorrere un sentiero (troppo) battuto e tempestato di merde, con certa fatica tenterà di evitarle ma alla fine certamente le incontrerà e le pesterà! Troverà cioè dei legami segreti tra i suoi pensieri e una, due, cento delle 463 voci di questo compendio di stereotipi che è il Dizionario dei luoghi comuni del cinema italiano. Gli effetti di questo cammino potranno essere illuminanti e divertiti o disgustati e indifferenti.
Chi ha scritto questo libro, Alessio Galbiati, è mente attenta e sensibile, svincolata dagli interessi trasversali che condannano i molti. Prova ne è il suo decennale Rapporto Confidenziale, che oltre ad essere un atto pregevole per coerenza e linea è anche una rara rivista realmente indipendente dal panorama italico. Edito da Capire Edizioni, si tratta del primo volume di Coriandoli una collana diretta da quel salvatico – perché “salvatico è colui che si salva” – di Francesco Selvi.
Questo libretto è una sorta di anti-manifesto che divertendo svela le Stupidità e, tra le righe, ne rivela le pratiche, stimola riflessioni e questioni sul cinema italiano. Sfogliare queste pagine vuol dire percorrere un passo e un sorriso verso la salvezza: attenzione però perché le merde/stereotipi si annidano nelle menti, bisogna attivarsi quantomeno per riconoscerle e magari cercare di evitarle. Ecco un piccolo strumento che senza dubbio aiuta chi è disponibile all’impresa.
In coda al Dizionario il lettore troverà una breve e chiarificatrice raccolta, si tratta delle Scritte sui muri dei bagni dei cinema italiani – selezionate tra il 1995 e il 2020 – che rappresentano la rivelazione finale: mentre sugli schermi l’intellettuale italico tenta di occultare il proprio fallimento, nei cessi delle sale il pubblico più audace si lascia andare alle idee più originali, inedite e forse, infine, risolutrici.
(gs)
Alessio Galbiati è critico cinematografico, fondatore e direttore editoriale di Rap-
porto Confidenziale. Ha scritto per, e collaborato, con diverse testate cartacee e digitali, occupandosi perlopiù di quelle cose che si è soliti chiamare “film”; scrive trattamenti e sceneggiature per il cinema e la televisione. Come Flaiano, pensa che «L’arte sia un investimento di capitali, la cultura un alibi». Eccetera eccetera…
a cura di Francesco Selvi.
Si legge sempre meno, un problema!
Le case editrici collassano, un problema!
In Italia leggere è valutato, quando va bene, superfluo, un problema!
Ma basta un poco di zucchero e la pillola va giù! Una pillola colorata e piccola, invitante, briosa, allegra e fresca!
Questa pillola è la collana CORIANDOLI.
Libri di piccolo formato stampati su carta colorata, ogni titolo una carta di colore diverso, illustrati all’interno con giallo&nero o malva&nero o….zafferano&nero!
Libri che appunto siano ambigui come il carnevale: freschi e leggeri ma allo stesso tempo inquietanti e profondamente intelligenti, letture veloci ma su cui poter tornare più e più volte col piacere ogni volta di scoprire un aspetto nuovo.
La collana CORIANDOLI non è dedita al qualunquismo, non vuole essere blanda e innocua letteratura da ombrellone, bensì affrontare il nostro mondo contemporaneo con feroce ironia, per far fissare sul viso del lettore un sorriso che ben presto si scoprirà essere quanto di più vicino ad un ringhio!
Piccoli e maneggevoli, i libri della collana CORIANDOLI dovranno avere un costo modico, non oltrepassando mai i dieci €, superbi nell’aspetto grafico e belli sotto l’aspetto visivo.
Ogni volumetto sarà stampato in 200 copie numerate, confidando in più e più ristampe.
Il Carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea della verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva ad ogni perpetuazione, ad ogni carattere definitivo e ad ogni fine.
M. Bachtin