• Prospettica. Un atlante

    On: 20 Agosto 2022
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    Prospettica. Un atlante — Manifesto I : “Dell’arte di tendere di luce l’arco”

    Nomadica presenta due programmi all’interno di
    *Prospettica. Un atlante – segni, sguardi, corpi, finzioni – Laboratorio di ricerca sulle Arti*
    Antica Taverna di Villamaina, Irpinia — 23 / 24 / 25 Agosto 2022
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  • Prospettica. Un atlante

    On: 20 Agosto 2022
    In: Senza categoria
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    Prospettica. Un atlante — Manifesto I : “Dell’arte di tendere di luce l’arco”

    Antica Taverna di Villamaina, Irpinia — 23 / 24 / 25 Agosto 2022
    “Una fantasia suonata con gli strumenti propri della natura, come stami e steli. Una volta di più i fiori percossi dal vento bevono la rugiada e si scrollano di dosso certe preghiere che serpeggiano attraverso i fili d’erba per riunirsi negli angoli ciechi del bosco, rischiando di rimanere inascoltate.” (rr)
    23 Agosto 2022
    OCCIDENTE
    Ana Vaz | Portogallo | 2014 | HD & Super 16mm | 15’

    ATOMIC GARDEN
    Ana Vaz | Brasile | 2018 | 16mm | 8’

    PIEDRA DE SOL (THE SUN QUARTET, PART 1: SUNSTONE)
    Los Ingrávidos | Messico | 2017 | 16mm | 8’

    COYOLXAUHQUI
    Colectivo Los Ingrávidos | Messico | 2017 | 16mm | 9’

    LUX TAAL
    Claudio Caldini | Argentina | 2006-2009 | Super8 | 8’

    25 Agosto 2022
    LE STAGIONI
    Franco Piavoli | Italia | 1961 | 8mm | 28′
     

    OCCIDENTE, Ana Vaz, 2014

    OCCIDENTE
    Ana Vaz | Portogallo | 2014 | HD & Super 16mm | 15’15’’
    Filmed in Lisbon in search of the originals of our colonial history I found copies. Brazilians, the new worlders fluent in glitz, entertain the Portuguese in awe and discomfort, colonial norms applied and reapplied. Chinese porcelain seems to signal the hybrids to come: the Chinese dressed as Europeans, the Brazilian maid dressed as an European 19th century servant. 15th century porcelain became reproducible readymades that set the tables for the new colonies – a trans-Atlantic calling. Ouro novo reads new money. As a poem without full stops, as a breath without breathing, the voyage travels eastwards and westwards marking cycles of expansion in a struggle to find one’s place, one’s sitting around a table.

    Girando a Lisbona in cerca degli originali della nostra storia coloniale ho trovato solo copie. I brasiliani, questi abitanti del nuovo mondo avvezzi allo sfarzo, interagiscono con i portoghesi stupiti e a disagio a un tempo, mettendo in scena le norme coloniali. Le porcellane cinesi anticipano gli ibridi a venire: i cinesi vestiti da europei, la cameriera brasiliana vestita come una serva europea del diciannovesimo secolo. La porcellana del quindicesimo secolo diventa un ready made per riprodurre l’allestimento della tavola nelle nuove colonie – una sorta di chiamata transatlantica. “Ouro novo” si legge denaro nuovo. Come una poesia senza interruzioni, come un respiro senza fiato, il viaggio disegna da est a ovest dei cicli di espansione in una lotta senza quartiere per ritagliarsi il proprio posto, preferibilmente attorno a una tavola.

    Ana Vaz, Atomic Garden, 2018

    ATOMIC GARDEN
    Ana Vaz | Brasile | 2018 | 16mm | 8’
    “We could say that a firework is not different from a tree, or from a big artificial flower that grows, develops, flowers and dies in a few seconds. Withered, finally, it soon disappears in unrecognizable fragments. Well, let’s take this firework and make it last for a month, and we will have a flower with all the characteristics of other flowers. Or so, inverting the order of factors, may we imagine that the seed of a plant can explode like a bomb.” – Bruno Munari

    “Potremmo dire che i fuochi d’artificio non sono così diversi dagli alberi, in fondo è un grande fiore artificiale, si sviluppa, fiorisce ed esplode in pochi secondi. Ormai spento, scompare presto in frammenti irriconoscibili. Bene, se prendiamo questa fantasmagoria e la facciamo durare un mese, avremo un fiore non meno autentico di tutti gli altri fiori. Oppure, invertendo gli attori, possiamo ipotizzare che il seme di una pianta esploda come un petardo.” – Bruno Munari

    PIEDRA DE SOL, Los Ingrávidos, 2017

    PIEDRA DE SOL
    Los Ingrávidos | Messico | 2017 | 16mm | 8’24’’
    Piedra de Sol sculpted in celluloid, face of flames, face devoured, adolescent face pursued, ghost years, circular days, that give to the same patio, to the same wall, the moment burns. Only face chiseled in film transparency.

    Pietra del sole scolpita nella celluloide, volto delle fiamme, volto divorato, volto adolescenziale allarmato, anni fantasma, giorni sempre uguali, danno sullo stesso patio, sulle stesse mura, l’attimo si consuma. Un unico volto scolpito dalla trasparenza della celluloide.

    PIEDRA DE SOL, Los Ingrávidos, 2017

    COYOLXAUHQUI
    Los Ingrávidos | Messico | 2017 | 16mm | 9’46’’
    COYOLXAUHQUI recasts the mythical dismemberment of the Aztec Moon goddess Coyolxauhqui by her brother Huitzilopochtli, the deity of war, the Sun and human sacrifice. The film is a poem of perception, one that unveils how contemporary Mexican femicide is linked to a patriarchal history with roots in deeper cultural constructs.

    COYOLXAUHQUI ricostruisce il mitico smembramento della dea azteca Coyolxauhqui per mano del fratello Huitzilopochtli, dio della guerra, del sole e dei sacrifici umani. Il film è un poema percettivo che mostra come il fenomeno del femminicidio in Messico poggia su una storia patriarcale che affonda le sue radici finanche al mito.

    Claudio Caldini, Lux Taal, 2006/2009

    LUX TAAL
    Claudio Caldini | Argentina | 2006-2009 | Super8 | 8’10’’

    The four seasons in the era of climate change.

    Le quattro stagioni nell’era del cambiamento climatico.

    LE STAGIONI, Franco Piavoli, 1961

    LE STAGIONI
    Franco Piavoli | Italia | 1961 | 8mm | 28′
    Careful and prolonged observation of nature and its different seasons by experimental filmmaker Franco Piavoli, which condenses the passage of time into a single plane. The short film is in part a precursor to Piavoli’s future feature “The Blue Planet”.

    Attenta e prolungata osservazione del cineasta sperimentale Franco Piavoli della natura e delle sue diverse stagioni che condensa in un unico piano il passaggio del tempo. Il cortometraggio è in parte precursore del futuro lungometraggio di Piavoli “Il Pianeta azzurro”.

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