• Implicazioni di una totalità: Fotogrammi per i Film di Joseph Bernard

    On: 2 Novembre 2020
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    Untitled drawing, 4/1974

    Implicazioni di una Totalità: Fotogrammi per i Film di Joseph Bernard
    di Phil Coldiron, in Cinema Scope 63

    Nel decennio che va dal 1975 al 1985, l’artista visivo Joseph Bernard ha completato oltre cento film in Super 8mm. Frustrato dalla mancanza di fondi, materiali e attenzione, si è ritirato dal cinema e, in definitiva, dalla produzione pubblica d’arte in generale, nonostante sia rimasto nell’insegnamento al Detroit’s College for Creative Studies, andando in pensione nel 2007 come professore emerito. Il cinema sperimentale americano è considerevolmente più povero sia per la brevità che per l’oscurità della sua carriera. Fortunatamente, questo problema potrà essere ora rettificato grazie alla pubblicazione in Blu-ray di Prismatic Music, una raccolta di quaranta film di Bernard.

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    Otto anni fa, B. Kite descrisse, in queste pagine, la riscoperta del cinema di Jacques Rivette come “un continente sommerso [che risale] improvvisamente in superficie”; il lavoro di Bernard non comprende forse un continente – le sue preoccupazioni sono troppo piccole o troppo vaste: un arcipelago o una costellazione – ma il suo riemergere è indubbiamente “un evento della madonna”.

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    Joseph Bernard udì il nome di Stan Brakhage quando vide il suo lavoro per la prima volta: nel 1969, mentre visitava la Cummington Community of the Arts come studente borsista, il pittore e cineasta Abbott Meader gli mostrò Mothlight (1963). Chiese di poter vedere il film una seconda volta, poi una terza. Già l’anno seguente, Bernard studiava con Brakhage – così come con il pittore Ray Yoshida e con il fotografo Ken Josephson, entrambi influenze significative – alla specialistica di belle arti della School of the Art Institute of Chicago.

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    L’invenzione chiave nei film cameraless [ovvero realizzati senza una macchina da presa, N.d.T.] di Brakhage, di cui Mothlight è giustamente il più conosciuto, è la procedura dialettica attraverso cui la negazione del fotogramma in un primo momento, porta in seguito a un aumento incredibile della sua potenza. Ovvero, rimuovendolo durante la produzione – colorando o incollando direttamente sulla pellicola senza curarsi delle linee tra i fotogrammi – Brakhage crea film in cui il fotogramma diventa l’elemento formale dominante. Si impone su un flusso di materiali, organizzandolo per proiezioni a 18 o 24 fotogrammi al secondo. Piuttosto che replicare un ritmo del mondo, il film esprime il suo. Questa organizzazione ritmica è la soggettività, il punto da cui parte Brakhage nel suo progetto didattico per liberare il visuale dalla forma soffocante del linguaggio (per esempio, potrai finalmente vedere tutte le ombre che tu osservi realmente in un prato). La storia recente ha provato ampiamente quanto fosse fallimentare questo grande progetto, almeno nel suo aspetto utopico: lasciando in disparte il numero considerevole di sviluppi formali ideati da Brakhage che sono strati assimilati interamente dall’odierno linguaggio visuale, resta il fatto che non si riesce a curare questi film dal linguaggio che li infetta. Comunque, fra i registi statunitensi, solo Griffith, Chaplin, Cassavetes, Frampton, e Markopoulos hanno fatto di più per espandere le possibilità formali disponibili al cinema.

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    I film di Bernard funzionano prendendo questo senso amplificato del fotogramma per restituirlo al processo produttivo: singoli fotogrammi e riprese brevi (ad esempio scrosci di durata da due a sei fotogrammi che contengono movimento nonostante mantengano l’esplosione visiva del singolo fotogramma) sono in seguito sottomessi a un montaggio meticoloso. Il risultato è un fotogramma presente tanto energicamente quanto quello di Mothlight o di qualsiasi film dipinto a mano, ma talmente sovradeterminato che diventa qualcosa di altro rispetto a una forma di soggettività; anziché l’organizzazione ritmica, Bernard ottiene la libertà poliritmica.

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    La storia della poesia è quaranta volte più lunga di quella del cinema; quella della pittura, quasi duecento volte. Questo spiega la relativa assenza di ansia da parte dei cineasti rispetto alle loro influenze? Con un’arte così giovane, è facile prendere e scegliere dalle forme e sensibilità precedenti, sia dentro che fuori dal cinema (il vantaggio dello statuto dei film in quanto “+1” delle arti, ossia ciò che si prolunga istantaneamente da tutto il lavoro estetico che li ha preceduti). Bernard rivela di non avere ansia riguardo l’importanza di Brakhage sulla sua concezione del cinema; è cosa leggera e meravigliosa incontrare uno studente così sicuro e generoso.

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    Il cinema è una forma di impressionismo – dopotutto nacque nel momento in cui questo stile pittorico aveva raggiunto le sue vette, e grazie a Bazin, sembra improbabile che i due vengano mai separati completamente. La sua impressione è automatica: la macchina, in mancanza della memoria del pittore, deve lavorare con assoluta velocità. Ma quindi può esistere un vero espressionismo cinematografico? I tedeschi e forse qualche colorista della tarda Hollywood classica ci sono andati vicino, ma la distanza anche fra questi lavori e quelli degli espressionisti in pittura, in particolar modo gli espressionisti astratti, è considerevole per il semplice fatto che la narrazione drammatica, la costruzione di un mondo richiede che tutti gli effetti siano ricondotti a una chiara radice psicologica. I film di Bernard non si interessano di psicologia, e così sono in grado di ottenere qualcosa di simile a un effetto totalmente cinematografico.

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    Nel suo apprezzamento a Variant Chants (1983) scritto per il piccolo catalogo che accompagna Prismatic Music, la cineasta Mónica Savirón invoca gli espressionisti astratti Joan Mitchell (“carica emotiva di… pennellate”) e Jackson Pollock (“colate caotiche di texture accumulate”), così come i loro contemporanei nella poesia, in particolare Frank O’Hara e le sue “associazioni percussive”. Nonostante abbia lavorato in relativa reclusione a Detroit, Bernard potrebbe essere effettivamente il cineasta che ha portato più lontano nel cinema i vari stili della scuola newyorchese.

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    Se la forma dei film di Bernard derivano più chiaramente da quelli di Brakhage e dai dipinti degli espressionisti astratti, la sua sensibilità è quantomai vicina a un altro dei poeti di New York, James Schuyler, che scrisse di: “Un giorno da niente pieno di / selvaggia bellezza”.

    Come Schuyler, Bernard è uno straordinario colorista del quotidiano, capace di mantenere un equilibrio visivo non solo dentro il fotogramma, ma lungo tutto il film. Ogni film ha un colore dominante – la luce bianca filtrata dalla tenda negli spazi domestici di Chamber (1977), le macro-astrazioni color crostata di ciliegie in Ritual (1979), il blu crepuscolare che mantiene Night Mix (1982) legato al giorno. Questi colori dominanti sono accentuati dalle manipolazioni estensive di Bernard, attraverso la pittura, l’inchiostro, il candeggio, i graffi, etc. che conferiscono i suo “chiaro particolare” al suo “verde violento”. (In certi casi, come in Night Mix, la manipolazione stessa fornisce il colore dominante e la fotografia riempie la tavolozza).

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    L’esempio più chiaro dell’uso strutturale del colore di Bernard è in Eye Reels (1980), che agisce nello spazio negativo lasciato dal ristagnare del rosso nei vestiti di una performance di danza irlandese. Schuyler una volta scrisse del “bianco ostruito dal blu” in Square White di Paul Burlin. In Eye Reels Bernard rappresenta un mondo ostruito dal rosso, pieno di piacevoli tonalità naturali – bianche, verdi, marroni – che vogliono disperatamente per l’eccitazione che solo il rosso può avere.

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    Eye Reels è anche degno di nota per essere l’unico film di Bernard a fare un uso significativo del found footage: si apre con immagini palpitanti di un’esplosione nucleare e di quella che sembra essere una manifestazione per i diritti civili. L’evitare di fare uso di found footage è in qualche modo sorprendente dato il carattere collagista dei suoi film (e i collage veri e propri che ha realizzato lungo la sua carriera, molti dei quali figurano nei film), ma la verità è che preferisce la sensibilità che contrassegna gli oggetti ritrovati agli oggetti stessi.

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    Questa sensibilità – la sensibilità di Bernard in quanto fotografo – è di un disinteresse eccitato. In qualsiasi momento, lui potrebbe filmare qualcos’altro, ma non lo fa, sta filmando questo. Tale sensibilità deriva dalla convinzione che tutto possa essere trovato bello se osservato opportunamente. Non si tratta di degradare il bello trovandolo passivamente dovunque si guardi, si tratta piuttosto di un coinvolgimento attivo con la nozione stessa di bellezza naturale, un coinvolgimento che dipende dall’intricato montaggio di Bernard per raggiungere la sua piena espressione: non è interessato a presentare semplicemente delle sembianze, è alla ricerca delle relazioni armoniose che compongono la bellezza perfetta del mondo intero. Uno zoom out nervoso da un uomo che cammina attraverso un paesaggio desolato potrebbe non essere bello in sé, ma collocato com’è in Ritual – come il momento in cui la stretta concentrazione del fare cinema su un tavolo [tabletop filmmaking nell’originale, N.d.T.] si apre finalmente al mondo – guadagna un umile splendore.

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    Quindi la bellezza dei film di Bernard risiede nei loro ritmi, e i loro ritmi sono misericordiosamente lasciati liberi di qualsiasi impegno col suono, in quanto tutti i suoi lavori sono muti. In questo periodo in cui i programmi di film sperimentali in giro per il mondo annegano nelle colonne sonore che esistono solamente per scongiurare il peso del silenzio, Prismatic Music offre la più che necessaria rettifica: montare con vera sensibilità ritmica e inventiva non necessita della piacevole illusione sonora di sincronismo.

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    Così come i film di Jonas Mekas, quelli di Bernard sono una sorta di diario muto. In entrambi i casi, c’è in ballo la questione di che sapere può apportare il diario muto. Contro il “ho fatto questo, ho fatto quello” caratteristico del lavoro di Mekas – lavoro che, nei suoi momenti migliori, risulta estremamente commovente per la sua sensibilità verso quei momenti di sguardi accennati nei quali un volto svela finalmente i suoi segreti – Bernard si interessa in maniera minore dell’aspetto documentario, lasciando la possibilità che in futuro uno spettatore sappia che la tal cosa è avvenuta. Dove Mekas costruisce momenti documentari mentre aspetta pazientemente il momento per un gesto artistico, Bernard vede l’arte in continuità col mondo: ovvero, i giorni vuoti della vita quotidiana sono, molto semplicemente, la materia dell’arte, se si è disposti a elaborare le relazioni fragili e sottili che attraversano tutto. I suoi sono film che assumono la posizione critica di rifiuto di qualsiasi possibilità di contenuto isolabile.

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    L’aspetto documentario in Bernard è quanto meno disinteressato nei suoi film-ritratto, che includono sia persone – sua madre (A.B. Portraits, 1978), o sua figlia (JSB at 9, 1978), un saggio quasi nauseato sul problema dello sguardo maschile sulla propria figlia) – che luoghi, la cui scala oscilla tra città (Provincetown Pieces, 1979) e casa (620 Commercial, 1980). La sua attenzione resta rapida come sempre, ma queste sono le rare circostanze in cui alla domanda “Di che tratta?” la risposta è immediatamente disponibile.

    Nondimeno le figure umane compaiono in quasi tutti i film di Bernard. Il loro aspetto è solitamente quello di film di famiglia: poiché sono spesso amici o parenti, sono in grado di comportarsi in modo “naturale” in presenza della macchina da presa, riconoscendola come un’estensione di Bernard stesso. Di nuovo, l’effetto è più vicino alle uscite amicali che riempiono le bobine di Mekas rispetto alle figure in posa che si possono trovare nei film di Brakhage, oppure il poltrire underground dei film di Ken Jacobs, Jack Smith, o dei fratelli Kuchar.

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    L’ultimo film di Bernard, Her Moves (1985), segna un cambiamento decisivo rispetto ai film che lo hanno preceduto. Qui, infine, compare la performance: una dozzina di donne svolgono ciascuna un compito per la macchina da presa – portare a spasso un cane, suonare un violoncello, eseguire un servizio tennistico, danzare e, forse nel caso più misterioso, comparire in un film. Si avverte un’impressione di Muybridge al contrario; avendo impiegato un decennio a scomporre e ricomporre il mondo per dare risalto ai suoi rapporti con la massima chiarezza, Bernard rivolge ora la sua attenzione al movimento in quanto tale, consentendo il ritorno di un movimento illusorio dentro l’immagine e mantenendo al contempo una generale qualità ritmica. È il suo film più strano, più apertamente politico, eppure il più convenzionale.

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    Un’altra figura è da prendere in considerazione: quella di Bernard stesso. I piaceri dell’autoritratto accidentale hanno a lungo sostenuto l’avanguardia americana, e Bernard, con i capelli fluenti e il petto ampio da quarterback tipicamente americano, compare nei propri film. Viene mostrato quasi sempre al lavoro, mentre filma il suo riflesso, oppure seduto alla moviola. I cineasti sperimentali di oggi sembrano contenti di rimanere dietro la cinepresa, segnalando così il fatto che – al massimo – vivono i loro film attraverso mezzi simbolici. La sensibilità che porta a un autoritratto cinematografico più diretto, come quella di Anne Charlotte Robertson, oppure, di nuovo, di Mekas, sembra essere slittata comodamente negli spazi digitali di Instagram e YouTube.

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    La svolta cinematografica di Bernard, Chamber, si apre su un’immagine della cinepresa riflessa in un dettaglio della finestra, incorniciata da Bernard, la quale funge da espediente come il vaso di Stevens [riferimento alla poesia di Wallace Stevens Anecdote of the Jar, N.d.T.], un oggetto dalla gravità talmente forte che attira qualsiasi cosa nella sua orbita, finanche lo spazio del film – la casa famigliare di Bernard, con i suoi ninnoli, foto (Maya Deren infesta il film attraverso un fotogramma da Meshes of the Afternoon [1943]), radiografie, cani, giardini innevati, lampadari, bambini, camere da letto, etc. – sembra vivere dentro questo oggetto artistico.

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    Rosalind Krauss, Grids, in October, volume 9: “In senso spaziale, la griglia afferma l’autonomia del regno dell’arte. Appiattita, geometrizzata, ordinata, è antinaturalistica, antimimetica, antireale. È come appare l’arte quando volta le spalle alla natura”.

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    Bernard adotta ciò che Krauss vede come l’uso modernista della finestra per mano dei simbolisti – “la finestra è esperita contemporaneamente come trasparente e opaca ” – ma ne storce l’uso non per rimarcare la distanza fra arte e vita, bensì come corollario formale nel mondo per le meccaniche moderniste della sua arte.

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    Come evidenziato dall’immagine chiave di Chamber, Bernard comprende perfettamente la finestra nella sua dimensione opaca, ovvero la finestra come uno specchio. A volte introduce specchi reali, in certi casi usandoli per dividere a metà l’inquadratura, creando così una visione a 360° sulla superficie piana dell’immagine. Altre volte filma le finestre stesse in modo opaco, sia attraverso l’uso dell’illuminazione o della prospettiva. In entrambi i casi, l’autonomia dell’arte che introduce la griglia viene rielaborata finché non si dissolve in un’armonia naturale; gli effetti estetici della griglia restano in vigore, ma l’arte, nella sua autonomia, si è rivolta ancora una volta a fronteggiare in maniera diretta la natura.

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    La griglia appare nei film di Bernard anche in forma letterale, più comunemente come supporto ai caratteri dei suoi titoli e della sua firma, che serve efficacemente da compendio come il “by Brakhage” grattato a mano o il logo HF di Frampton, con la sua compenetrazione di linguaggio e immagine.

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    Oltre alle finestre/specchio e alle griglie, il terzo oggetto feticcio di Bernard è il dispositivo geometrico: il righello, il compasso o il goniometro. Questi oggetti compaiono ripetutamente nei suoi tabletop films e sono gli unici simboli che compaiono nel suo lavoro, sebbene abbiano anche un fine ritmico, consentendo un gioco piacevole fra curve e linee (Ritual, Film for Untitled Viewer (1983), Variant Chants).

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    Krauss cita il commento di Mallarmé secondo cui la finestra è il “segno con cui si potrebbe… proiettare la cristallizzazione della realtà nell’arte”. Per Bernard il dispositivo geometrico segnala il suo potenziale per l’arte: misurare la differenza all’interno dell’insieme che è la natura.

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    Il suo strumento per conseguire ciò, come ho detto, è il ritmo libero e la sua capacità di stabilire nuove relazioni cinematografiche. I film di Bernard non seguono il principio per cui ogni immagine deve essere correlata a quella precedente o successiva; invece, nella loro rapida apparizione e scomparsa, lasciano immagini residue sia mentali che percettive, immagini che lavorano contro la logica dell’accumulo lineare del cinema per costruire reti di relazioni in cui ogni punto (immagine) contiene un potenziale infinito.

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    Gilles Deleuze, Cinema 1:”L’immagine mentale non deve accontentarsi di intrecciare una serie di relazioni, ma deve formare una nuova sostanza”.

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    Bernard realizza qualcosa di simile alla creazione di questa nuova sostanza cinematografica in Variant Chants, il più barocco dei suoi tabletop films, che descrive come una “danza del derviscio totalizzante”. Traboccante di immagini strane – immagini tratte da riviste a tema marittimo sono intrappolate dietro righelli cartografici; la luce si muove attraverso e attorno a oggetti di plastica filmati in primi piani estremi; riprese della natura attraverso lenti prismatiche diffrangono i bordi degli oggetti lungo lo spettro cromatico dell’arcobaleno – e tra le più intricate pitture e inchiostrazioni della sua filmografia, impossibile parlare di Variant Chants come di un film di qualsiasi cosa. In esso Bernard ha trovato una forma filmica capace di catturare il mondo nella sua piena complessità; è semplicemente, indivisibilmente, così.

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    Il complemento all’espansione di Variant Chants si trova nel compatto Ritual, un’opera oscura e cultuale in cui il sopracitato rosso ciliegia brilla fuori dalle tenebre, illuminato a volte anche da diverse direzioni (il rituale potrebbe essere quello di Orfeo o Dante). Qui Bernard fa un uso significativo del suo quarto tropo visivo: lettere filmate in primo piano, rendendole puramente grafiche – le curve delle lettere sembrano radiose, emettono un bagliore arancio echeggiato dalle braci di un fuoco che appare verso la fine di questo breve film.

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    Il terzo capolavoro di Bernard, Film for Untitled Viewer, mette alla prova le capacità ritmiche e grafiche della parola scritta. Indirizzato a uno spettatore che è contemporaneamente idealizzato e qualunque, sottopone il linguaggio (e la griglia, su cui appare la parola del suo testo) a una serie di rapidi montaggi; in presenza di immagini immediatamente “leggibili”, si sente ancor più la velocità del montaggio di Bernard. Vedere Film for Untitled Viewer significa diventare assolutamente consapevoli di quanto profondamente lo spettatore rimanga al buio: il film termina con una sola parola, “US“, ma è impossibile sapere con certezza se tu fai parte di questa pluralità. In entrambi i casi, è uno dei pochi film che conosco che tratta il suo pubblico come se fosse completamente eterogeneo.

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    Film for Untitled Viewer rende evidente la sfumatura alla base di tutti i film di Bernard: in una società linguistica, non c’è ritorno all’Eden, quindi il linguaggio – sia come lingua che come immagine indicizzata, con la sua ovvia dimensione linguistica (ad esempio, quella è l’immagine di un naso o di un volto?) – deve essere accolto, poi stirato e ricompattato per vedere in che modo possiamo guardarci attraverso e intorno a esso.

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    Hollis Frampton, A Pentagram for Conjuring the Narrative (1972): “Ad oggi, la narrazione sembra essere assiomaticamente inevitabile”. La preoccupazione non è qui con la storia o più profondamente con la disposizione ben riuscita di materiale drammatico, ma con la presenza in tempo reale di “una narrazione razionale, tale per cui si possa perfettamente e interamente rendere conto di ogni termine della serie, insieme alle sue posizioni, durata, partizione e riferimento.” (Frampton lo chiama Teorema di Brakhage)

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    Se la narrazione è inevitabile – e sono propenso a concordare sul fatto che, al momento della stesura di questo scritto, rimane tale – allora dove esiste in relazione al film? I film di Bernard sono in un certo senso études per la memoria, esercizi volti ad aiutarci a capire meglio come e perché conserviamo e ricordiamo un’immagine piuttosto che un’altra. La nuova sostanza che danno a un insieme di relazioni esiste solo per la durata della proiezione; dopodiché mi ritrovo costantemente abbandonato a una sensazione di totalità impossibile da descrivere – cioè, a ogni immagine viene concessa la piena libertà della sua piena differenza, un processo in cui è raro e strano imbattersi.

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    I film di Bernard indicano niente di meno che un nuovo orizzonte per il cinema. Accettando la potenziale-differenza in ogni immagine cinematografica, ora possiamo liberarci dalle catene che hanno imprigionato il cinema fin dagli albori, e sicuramente dall’avvento del suono. Intendo, ovviamente, la forza omogeneizzante di ventiquattro fotogrammi al secondo. Ora possiamo immaginare un film fondato sulla differenza assoluta, anche a questo livello elementare, che sfreccia fra le frequenze dei fotogrammi sia in fotografia che in proiezione, esplorando finalmente e completamente le possibilità ritmiche e relazionali a disposizione delle immagini in movimento.

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    Da Teneri bottoni di Gertrude Stein:

    Una caraffa, cioè un vetro cieco

    Una specie in vetro e una parente, una lente e niente di strano un singolo colore ferito e un arrangiamento in un sistema volto a indicare. Tutto questo e non ordinario, non disordinato nel non rassomigliare. La differenza si sta diffondendo.

    [L’articolo originale è pubblicato al seguente link: https://cinema-scope.com/features/implications-of-a-totality-frames-for-the-films-of-joseph-bernard/ trad. italiana Riccardo Re, revisione Stefano Miraglia]
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  • weekend_

    On: 15 Settembre 2018
    In: Senza categoria
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    [versione italiana]

    A weekend-long, non-stop marathon on the occasion of the “Day of the Dead”; meetings and clashes, screenings and reactions, sounds and visions: dozens of international films’ and Italian premieres, a distillation of the most interesting contemporary experimentations.
    Seminars, focuses, Space itineraries – in various shapes and formats, from night to day and from day to night. Spazio Menomale, dug towards the centre of the earth, turns into an art gallery and a perpetual theater where you can sink, a perception room in which there is no time to find, filled with routes and crossroads that become – as always in Nomadica’s experience – the artwork itself, unique, displaced and displacing, irregular and not (always) screened-off. Underground chaos where “the everlasting shape of life” resides.

    PHOTOS

    THE PROGRAMME (from day ‘till night)

    1 NOVEMBER

    h10.00 / 13.00
    Atelier • New Powerful Eyes

    h16.30 • BLOCK 1_ 47mn

    h17.30 • BLOCK 2_ 54mn

    h19.00 • FOCUS V

    h21.30 • BLOCK 3_ 54mn

    h22.30 • BLOCK 4_ 45mn

    h23.30 • BLOCK 5_ 39mn

    2 NOVEMBER

    h10.00 / 13.00
    Atelier • Stories of vision

    h16.30 • BLOCK 4 rerun 45mn

    h17.30 • BLOCK 5 rerun 39mn

    h18.30 • BLOCK 6_ 40min

    h19.30 • FOCUS W

    h21.30 • BLOCK 1 rerun 47mn

    h22.30 • FOCUS X

    3 NOVEMBER

    h10.30
    Breakfast with Cinéma Fragile

    h16.30 • BLOCK 3 rerun 54mn

    h17.30 • BLOCK 6 rerun 40mn

    h19.00 • FOCUS Y

    h20.00 • BLOCK 2 rerun 54mn

    h22.00 • (outer) SPACES

    h23.30 • ?????

    4 NOVEMBER

    h10.30
    Breakfast with MOVIMCAT

     

    PREVIEW _ 31 OCTOBER

    h20.30 – Cineteca di Bologna
    LA LUCINA

    Out of programme – OOP
    h24 Spazio Menomale

    PREVIEWBLOCK 1BLOCK 2BLOCK 3BLOCK 4BLOCK 5BLOCK 6FOCUS VFOCUS WFOCUS XFOCUS Y(outer) SPACESATELIER 1&2BREAKFAST 1&2OOP

    31 ottobre 2018 ore 20.30 Cineteca di Bologna
    Prima proiezione pubblica del film
    LA LUCINA un film di Fabio Badolato e Jonny Costantino, con Antonio Moresco e Giovanni Battista Ricciardi
    tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Moresco
    Alla presenza dei registi e degli “esordienti” protagonisti.
    Vai alla pagina del film

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Christopher Becks and Emmanuel Lefrant, I don’t think I can see an island
    France | 2016 | 4′ | 35mm to HD | ita premiere
    A Film of Symbolically Authentic Non-Euclidean Adventures.

     

    Luca Ferri, AB OVO
    Ita-Marocco | 2017 | 25’ | Super8 to HD
    In a desert and hostile paradise, between mountains of sand and solitary camels in perpetual journey, life is renewed with a promise of love in the shade of a lone tree. Adam and Eve have a chance. The last chance to heal and create a new progeny of more decent human beings. Nine long takes in super 8mm colour in which we took Adam and Eve and had them redo everything over again, from the scratch.

     

    Albert Alcoz, Espectro Cromatico
    Sp | 2015 | | 3’ | Super8 to HD | ita premiere
    Color Spectrum shows the comings and goings of passersby on a boardwalk. Multiple exposure and color filters transform human figures in ghostly presences of variable color shades.

     

    Stefano Miraglia, Rodez
    Fr | 2017 | 3’ | HD 4:3 | silent
    An exploration of the Rodez Cathedral. A study on colour, repetition and flickering, composed of 292 photographs.

     

    Stefano Miraglia, Ramusiana
    Fr | 2017 | 4′ | HD 4:3 | silent | ita premiere
    A universal map of the newly found part of the world. A homage to Italian geographer Giovanni Battista Ramusio.

     

    Stefano Miraglia, Anoche
    It-Uk | 2017 | 7’45’’ | HD 4:3 | sound | ita premiere
    Cuando Roma sea polvo, gemirá en la infinita
    noche de su palacio fétido el minotauro.
    When Rome is dust the Minotaur will moan
    Once more in the endless dark of its rank palace. – Jorge Luis Borges, La noche cíclica
    (in presence of the author)

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Dan Browne, Palmerston blvd
    Can | 2017 | 15’ | 4K | ita premiere
    An intimate portrait of a bay window recorded over the course of a year. Gradual shifts in the interior and exterior environments mark the passing of the seasons, a slow dance of objects and light juxtaposed by the rapid speeds of bodies and the urban landscape, revealing the processes inherent in all things.

     

    Pietro Librizzi, Softman
    It | 2016 | 17’ | HD
    Two young men wake up and find difficult to take decisions under the comfort of shade and the tyranny of a beautiful sea.
    (in presence of the author)

     

    James Edmonds, Overland
    DEU | 2016 | 22’ | Super8 to HD
    Structured in three parts, Overland evokes an enigmatic landscape of forms, substances, creatures and memory through a hand-edited super8 colour collage of personal material shot over one year.

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Nazli Dincel, Between regarding and use
    Turk | 2018 | 9’ | 16mm to HD | ita premiere
    “Exhibitons, whether of objects or people, are displays of the artifacts of our disciplines. They are for this reason also exhibits for those who make them, no matter what their ostensible subject. The first order of business is therefore to examine critically the conventions guiding ethnographic display…”
    B. Kirshenblatt-Gimblett, 1998 • (in presence of the author)

     

    Mierien Coppens, Carry on
    Belgium | 2017 | 12’ | 16mm to HD | silent | ita premiere
    Individuals wait, silence is heard, a microscopic attention trough a tired mass. If the film is almost mute, it is because it focuses on silent figures, although their struggle is deafening.

     

    John Woodman, The separation
    UK | 2017 | 7’ | HD | silent | ita premiere
    THE SEPARATION is a reflection on light, duration and transformation. Filmed in one continuous take at a constant aperture, moonlight on the sea surface is intermittently revealed and obscured by clouds, presenting a reflexive and phenomenological viewing experience. The title refers metaphorically to Genesis.

     

    Takashi Makino, On generation and corruption
    Japan | 2017 | 26’ | HD | ita premiere
    Inspired from Aristotle’s “On Generation and Corruption”. After the screening at Athen (In Mute Festival 2015), I had important conversation about Aristotle with one of old lady from audience. We talked about materiality of Cinema. We also talked about the construction of cinema itself already has similarity of life and time. Cinema never exist. They just keep doing Generation and Corruption. The situation is also similar with the construction of life and civilization. Then I decided shooting this film. All of images were shot in Japan. Image will continue to repeat the appear and disappear like a infinity loop.

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Mary Helena Clark, Delphi falls
    USA | 2016 | 20’ | HD | ita premiere
    In Delphi Falls, two youths wander through the woods, looking for a missing person. A tree falls without cause, a voice is thrown, the weather defies the season, unsettling the rational and linear trajectory of the feint of a story. Evoking the sci-fi genre, the film constantly shifts its point-of-view, blurring the distinctions between environment and self, grafting an interior space to the landscape.

     

    Marta Mateus, Farpões Baldios (Barbs, Wastelands)
    Port | 2017 | 25’ | HD | ita premiere
    In the end of the 19th century the peasants in Portugal started a courageous struggle for better work conditions. After generations of starving misery, the Carnation Revolution sowed the promise of an Agrarian Reform. Mostly in the Alentejo region, these rural workers occupied the huge proprieties where they were once submitted to the power of their Masters. Perhaps the lost seed of other fruits… It is said in Alentejo, when something is lost, those who are looking should start to walk back to the beginning. We must pray and ask Saint Lucy to clear our vision, so we can see and look better. The protagonists of this film, resistants of this struggle, many of them illiterate, working since childhood, tell their story to the youngsters of today, in their own words.

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Helena Giron and Samuel M Delgado, Plus Ultra
    Span | 2017 | 13’ | 16mm to HD | ita premiere
    Plus Ultra is the motto of the Spanish state. This slogan was used to encourage navigators to conquer new lands, forgetting the warning from Greek mythology: Non Terrae Plus Ultra (There is no land beyond here). The Canary Islands — testing ground for the tactics utilized in the colonization of the Americas — becomes the setting for a tale about this land.

     

    Prantik Basu, Sakhisona
    India | 2017 | 26’ | 35mm to HD
    Near Mogulmari in West Bengal (India) lies a mound known locally as Sakhisona. The stories about it are still sung by local musicians. A dig nearby recently uncovered the remains of a monastery as well as some objects dating back to the 6th-century. The film shows the objects unearthed and re-enacts the folklore in fragments.

    the general program, curated by Giulia Mazzone, Giuseppe Spina, Riccardo Re

    Azucena Losana, At your heels
    Argentina/Czech Rep | 2017 | 3’ | 16mm to HD | ita premiere
    A recurring dream where I keep on following his traces, always at his heels.

     

    Giuseppe Spina, Romnì (Wife)
    It | 2017 | 19’ | Hi8mm to HD | world premiere
    Years ago, a gypsy group of kosovan origin settled at the foot of Volcano Etna. This movie is an objet trouvé, a gypsy dance dedicated to a bride, a young woman who prepare herself to become wife and mother, center of a culture. A show without a show, full of details and life. (in presence of the author)

     

    Pablo Polanco and Pietro Bulgarelli, El hilo
    Chile | 2017 | 6’ | Super8 to HD | ita premiere
    An old seamstress’s recollections are woven into a dreamlike postcard in which the sea carries away a house, God takes in a child, and the burden of life shines through into a blindness in which the most sensitive organs are the hands that meticulously work the loom.

     

    Monica Saviron, Answer print
    USA | 2016 | 5’ | 16mm to HD | italian premiere
    “The fading that devastates color films occurs in the dark. It is accelerated by high temperatures and, to a lesser extent, relative humidity. Dye fading is irreversible. Once the dye images have faded, the information lost cannot be recovered” (Image Permanence Institute).
    Answer Print is made with deteriorated 16mm color stock, and it is meant to disappear over time. Neither hue nor sound has been manipulated in its analog reassembling. The soundtrack combines audio generated by silent double perforated celluloid, the optical tracks from sound films, and the tones produced by each of the filmmaker’s cuts when read by the projector. The shots are based on a 26-frame length: the distance in 16mm films with optical tracks between an image and its sound

     

    Jaione Camborda, A rapa das bestas
    Spagna | 2017 | 10’ | Super8 to HD | ita premiere
    A traditional, picturesque event that invites us to experience the intensity of a close combat between man and animal
    FOCUS V (65’) - NOMADICA ODEPORICA PLASTICA
    curated by Stefano Miraglia
    Travels, explorations, rhymes. Look, touch an object, meet an artist.

    Pauline Rigal, Montée de cimes
    Fr | 2018 | 7′ | HD | col | sound | italian premiere
    Diving into the interior of a small forest, up to its clearing at dusk, Montée de cimes (A treetop rising) catches sight of the disappearance of birds and stops at hollows left on tree trunks. Among these forms, like parietal images, the film questions our gaze and our perception of the distance that separates our body from the elements. The fauna and flora are just there, but their presence is fragile and fickle. Could the plane in the distance fall? Could the dewdrop slip off the leaf? Could the bird on the branch see us and fly away?

     

    Julio Fermepin, Corriente
    Ar | 2017 | 6′ | 16mm to HD | col | sound | italian premiere
    A fascinated gaze upon the exuberance of the Argentine province of Corrientes (Current) wanders through the Esteros del Iberá and the coasts of Empedrado. In its passing, it deposits attention on the overflow of life that surrounds everything.

     

    Pierre Voland, Galicia – Apuntamentos
    Fr-Es | 2018 | 3′ | Super8 to HD | col | sound | world premiere
    Discovered Santiago de Compostela and Finisterre with a single roll of film. A small, fragmented, postcard. A collection of impressions, unfolding on a song by San Paio de Antealtares sisters.

     

    Elsa Brès, Love Canal
    Fr | 2017 | 18′ | HD | col | sound | italian premiere
    300 million years ago, the north of France was a wetland. 140 years ago, a canal is dug and never filled with water. One day, vagabonds decide to go down an invisible river and pick on the way débris of a world to start a new one.

     

    Mauricio Freyre, A IS CID
    Es | 2017 | 9′ | Super8 to HD | col | sound | italian premiere
    An utopian project, an architectural prototype of a nomadic city that existed briefly for a few weeks. Built in community in 1971 in Ibiza, a redoubt of the counterculture of the time, passed unnoticed by the repression of the Franco dictatorship. Taking as an object of study two locations related to this history, the film superimposes different time scales to speculate on critical ways of transcribing history in a present of forms without utopias.

     

    Tinne Zenner, Nutsigassat
    Dk-Gl | 2018 | 20′ | 16mm to HD | col | sound | italian premiere
    “Go outside. The lovely mountains two, Sermitsiaq and Kingittorsuaq, look at them.” While the housing blocks carry a past of national diaspora, layers of snow cover a future development in the city of Nuuk, Greenland. The landscape acts as a scenery for collective nostalgia and industrial production, as the film studies glitches in translation of language and culture in a post-colonial modernity.

     

    Leandro Varela, La Señal Cósmica
    Ar | 2018 | 2′ | Super8 to HD | b&w | silent | world premiere
    The demonstration of a series of messages encoded on film format.

    (in presence of the authors Elsa Brès and Pauline Rigal)

     

     

    FOCUS W (70’) - Liquid Crystals
    curated by Tommaso Isabella
    A scientific time-lapse film on crystallization, a layered landscape study merging film and 3D animation, a desktop documentary about gold mines, virtual clouds and e-waste dumps, a digital meditation that delves into a sea of glitches. Four very different works as leaps between states of matter, approaching the indeterminacy that lies beneath ordinary distinctions such as natural and artificial, material and immaterial, production and disintegration, in an attempt to depict a reality continuously shaped by processes of abstraction and concretization.

    Jan Cornelis Mol, Kristallen en kleur
    Nl | 1930-35 | 9′ | col | 35mm to HD | silent (copy from EYE, restored in 2010)
    Jan Cornelis Mol specialized in shooting footage using the time-lapse technique: at intervals of fifteen minutes or more, he filmed budding plants or flowers so that the flowers seemed to bloom within a few seconds. Mol also experimented with sound and color systems and was one of the first to introduce optical sound on the amateur film format 16mm.
    Uit het rijk der kristallen is one of the most successful and fascinating scientific films made by Mol. The crystallization processes of various chemicals which are visible only through the microscope are shown using time-lapse acceleration at times. Mol worked several years on this film, producing different versions. The original black and white silent film was given a soundtrack in the 1930s, and he also produced a color version of the film, Kristallen in kleur. It partly made use of the Dufaycolor system. The film was not only screened at educational and scientific presentations, but also circulated in avant-garde circles. Filmliga considered it a good example of the ‘absolute film’ as it contains one of Mol’s trademarks, a fascination for abstraction. The work was screened at the Harlem branch of the Filmliga and also at Amsterdam’s Filmliga. In 1928 at a presentation at Studio 28 in Paris, the film was screened as a ‘triptyque’, with three projectors side by side.
    Our nitrate print of Kristallen in kleur had been preserved in 1996, but because colors played an important role, it was decided to try a new digital restoration to come closer to the hues of the nitrate print. That print was scanned with an Oxberry scanner at 2K. After grading, a new internegative and print were made. (Simona Monizza – Il cinema ritrovato)

     

    Tinne Zenner, Arrábida
    Port-Den | 2017 | 16′ | 16mm/HD to HD | col | sound
    A film centred on the production of landscape and concrete in the Arrábida Natural Park, Portugal. Covering a vast area of coast, caves, mountains and forest, the park is inhabited by a massive concrete factory that branches through the landscape. Documenting the various layers of the sourced material, the factory body and the constructed landscape, the film looks at how time is physically embedded in the matter and how the molecular particles act in a circular re-shaping of the whole. The film merges 16mm footage shot in the area of Arrábida with 3D animation of the topographic landscape as an equal analogue layer. Há só uma terra. There is only one earth.

     

    Louis Henderson, All That Is Solid
    Fr | 2014 | 15′ | HD | col | sound
    “All that is solid melts into air, all that is holy is profaned, and man is at last compelled to face with sober senses his real conditions of life, and his relations with his kind.”A technographic study of e-recycling and neo-colonial mining filmed in the Agbogbloshie electronic waste ground in Accra and illegal gold mines of Ghana. The video constructs a mise-en-abyme as critique in order to dispel the capitalist myth of the immateriality of new technology – thus revealing the mineral weight with which the Cloud is grounded to its earthly origins.

     

    Jacques Perconte, Vingt-neuf minutes en mer
    Fr | 2016 | 29′ | HD | col | sound | ita premiere
    Saint-Valery-en-Caux, 2016
    À force de cette violence omniprésente voilà que l’image saigne. Mais le rouge ne reste pas à la surface de l’eau.
    A peaceful image transforms imperceptibly into a blood-red scene. Below the soothing waves of the sea, deep unrest simmers. Digital impressionism. An inner journey in our relationship with violence and memory, through a patient deconstruction of the image, set to the subtle sound of a never-ceasing wind.
    “It is a long and deep inner journey in our relationship with violence and memory. Digital moving images are made to maintain information stable. But we can break it. ” J. Perconte
    Other possibilities of the sea. Digital impressionism, expressed through a patient deconstruction of the image into moving colours, set to the subtle sound of a never-ceasing wind. The rocking motion, further emphasized by contemplating slowness, evokes a sense of the permanently changing waves.

     

    FOCUS X (112’) - Atomic Light Shadow Optics
    curated by Rinaldo Censi

    All this took about one minute. It was a series from bright to dark, and I had seen it. I am about the only guy who actually looked at the damn thing – the first Trinity test. Everybody else had dark glasses, and the people at six miles couldn’t see it because they were all told to lie on the floor. I’m probably the only guy who saw it with the human eye. (Richard P. Feynman, Los Alamos from Below — Reminiscences of 1943-1945)

     

    Robert Aldrich, Kiss Me Deadly
    USA |1955 | 106′

    Science fiction becomes pop sociology in Invasion of the Body Snatchers. And noir veers into apocalyptic sci-fi in Robert Aldrich’s 1955 masterpiece Kiss Me Deadly, which, briefly described, tracks one of the sleaziest, stupidest, most bru­tal detectives in American movies through a nocturnal, inexplicably violent labyrinth to a white-hot vision of cosmic annihilation. (Jim Hoberman)

     

    Tony Conrad, The Flicker
    USA | 1966 | 30’
    «I’ve always thought of The Flicker as a kind of bizarre science fiction movie, as a space that you can enter—in the way that you enter the narrative space of a regular Hollywood movie—and go floating off into some weird dimension, and then come back. I constructed the film very carefully so that you’re inexorably moved, very deliberately and very systematically, into an experience completely out of the ordinary, where perception is dramatically altered. If you look around the theater during The Flicker, you find that everything is somehow made strange».
    Tony Conrad. “On the Sixties”, in S. MacDonald, A Critical Cinema 5. Interviews with Independent Filmmakers, University of California Press, Berkeley / Los Angeles / London, 2006

     

    FOCUS Y (38’) - La Machine infernale
    curated by Alessio Galbiati
    Or three fragments on the concept of death and its representation. A selection of moving images, noncinematographic, concluded by a phantasmagoria by Georges Méliès to reflect around the limits of vision and representation.

    Mark LaGanga’s WTC 9/11 Video (Enhanced Video/Audio & Doubled FPS)
    USA | 2001-2018 | 29’ | CBS News
    Only 29 minutes passed between the two World Trade Center towers falling. Photojournalist Mark LaGanga captured the eerie scene up close

     

    Jon Rafman, A Man Digging
    USA | 2013 | 8’
    In Jon Rafman’s newest film, A Man Digging, a virtual flaneur undertakes an evocative journey through the uncanny spaces of video game massacres. In a re-visioning of the game Max Payne 3, Rafman radically transforms the role of the player. He now encounters the digital landscapes not as a numb fighter, but as a human who is touched by death and gore, even when it is rendered banal in its ubiquity. Divorced from their original context, the slaughtered bodies take on a dull, inarticulate violence that is disquieting. Through a film that becomes a de-sensationalized spectacle, Rafman confronts both the danger of passively aestheticizing the wreckage of the past, and the romantic fixation on death as a placeholder for meaning.

     

    Georges Méliès, Escamotage d’une dame au théâtre Robert – Houdin
    Fr | 1896 | 1′
    Un prestidigitateur recouvre une belle dame d’une nappe, exécute des passes magiques, enlève la nappe : la dame a disparu, à sa place un squelette. L’artiste repositionne la nappe, fait des passes, ôte à nouveau la nappe : la dame a reparu. Ils saluent de concert.

     

    (outer) SPACES itineraries (65’)*
    curated by Riccardo Re (inside “Space Itineraries”, section promoted by Menomale)

    Mauro Santini, VAGHE STELLE
    “Vaghe stelle” is a seven-chaptered film, conceived as a musical album and composed of seven movements, which can be watched singly (like songs), or in the established order (like a record) or also mixing the films creating new combinations or possible narrations.
    The ‘songs’ are seven as the principal stars of the Ursa Major. It will be a nocturnal wandering with the starry sky as a reference: an earthly pilgrimage looking for epiphanies or the drift of a hypothetical interstellar trip.

    ALKAID | Ita | 6′ | Color | 4K to HD | 2017
    MIZAR | Ita | 11′ | Color | 4K to HD | 2017 (italian premiere)
    ALIOTH | Ita | 5′ | Color | 4K to HD | 2017 (italian premiere)
    (in presence of the author)

     

    Malena SZLAM, LUNAR ALMANAC
    2013 | 16mm | color | silent | 4′ 00
    Lunar Almanac traces the observational points of the lunar cycle in a series of visual notations. Using single-frame and long-exposure photography, the unaltered, in-camera editing accumulates over 4000 layered field views of half-moons, new moons, and full moons. These lunar inscriptions flit across the screen with a frenetic energy, illuminating nocturnal reveries that pull at the tides as much as our dreams.

    Lawrence Jordan, Our lady of the sphere
    US | 1969 | col | sound | 10’ 00
    The mystical Lady with the orbital head moves through the carnival of life in a Surreal Adventure.

    Deborah Stratman, These blazeing starrs
    2011 | b&w | sound | 14′ 14
    Since comets have been recorded, they’ve augured catastrophe, messiahs, upheaval and end times. A short film about these meteoric ice-cored fireballs and their historic ties to divination that combines imagery of 15th-18th century European broadsides with NASA Jet Propulsion Laboratory footage.

    Cécile Fontaine, Spaced oddities
    Fr | 2004 | b&w | sound | 4′ 20
    Pictures from a black and white documentary on the life in fresh water, recomposed on the celluloïd ribbon by collage frames by frames to form new figures … repeating itself atregular intervals, like variations of a same motif.

    Robert Breer, Inner and outer space
    US | 1960 |col | sound / 5' 00

    Len Lye, Particles in space
    US | 1966 | b&w | sound | 4’ 00
    “PARTICLES IN SPACE (1979) grew out of the same calligraphic material as FREE RADICALS. As with its companion film, PARTICLES is concerned with the energy of movement – of shaping light in darkness, by scratching on the film surface. In this film, Len Lye focuses on “a smaller, more compact zizz of energy than I’d ever got before on film.” The rhythms of African drums again provide the musical counterpoint. “I thought FREE RADICALS as ‘definitively revised’ an almost unbelievably immense masterpiece (a brief epic) and that PARTICLES IN SPACE was its contemplative equivalent. COLOR CRY as great as I remembered it..” Stan Brakhage

    *Except for Mauro Santini’s Vaghe Stelle, all the screenings will be in 16mm and the films will be screened by Mirco Santi (Home Movies)

    New Powerful Eyes. A seminar with Flavio Fusi Pecci
    (an academic whose expertise ranges from stellar evolution to galaxies and cosmology, vice-president of the SAIt - Società Astronomica Italiana)).
    In the field of Astrophysics and Cosmology, one aspect in particular has influenced the evolution of our knowledge of the universe and its components: thanks to this, access to a "multi-frequency" (s.a. observation in gamma band, X, optic, infrared, and radio) and a "multi-messenger" (s.a. cosmic rays, neutrons, astroparticles, gravitational waves) approach was made possible.
    (inside “Space Itineraries”, promoted by Ass. Menomale in collaboration with SOFOS)

    Stories of vision. Art as school of senses (and sense) with Francesco Cattaneo
    (researcher and professor of Aesthetics, Department of Philosophy and Communication Studies, University of Bologna)
    What it means “to see”? And what role does the artistic vision play, in our being in the world? The seminary doesn’t aim to general definitions, but rather to develop encounters (and recounts), using specific philosophical, cinematographic, pictorial and literary experiences as catalysts for meditation.
    I’ll try, by this way, to bring out how our senses (in the double meaning that refers to sensitivity and significance), far from being reduced to something “natural”, require an uninterrupted exercise, especially in the terms of the “dissolution” referred to by Rimbaud.

    NOTA: To take part in the Atelier please enroll by sending an e-mail to: info@nomadica.eu

    Breakfast with Cinèma Fragile
    Francis Magnenot and Katia Viscogliosi, Primavera
    It - Fr | 2018 | 43’ | HD
    Primavera is composed of short cinematographic haïkaï written with a camera, in the spirit and rythm of the japanese poetry. It’s a cinema of the moment, minimalist, made with starving eyes, in constant search of what we are rich of, here and now. No subject but life: like if cinema should not be written, as it’s a way to write down things that happen.
    (in presence of the authors)

    Breakfast with MOVIMCAT
    Stefano Miraglia presents his curatorial project The Moving Image Catalog
    + collective rambling about the online dissemination of artists’ moving image

    Out of programme (OOP)

    AudioWebTeleVisionArchive _h16.30 / h24.00
    Different programs (without a program) of audio/video materials, web, television
    curated by Federico Epifanio, Giuseppe Spina, Tommaso Isabella, Elisa Cuter, Francesco Selvi, Alessio Galbiati

    Wunderground – central hall _h24
    The venue will host objects and works of any kind that anyone can bring and exhibit.
    A recollection of “ofrendas” will be in an home altar in honour of the dead.

    Space Itineraries #2 _ in girum… _h24
    An “urban – star” map will be donated to participants, to guide them through the discovery of “celestial things” through the streets and buildings of the city.

    PLEASE NOTE: *the program is divided into 6 blocks
    ** to take part in the Atelier please enroll by sending an e-mail to info@nomadica.eu
    *** The weekend with the dead has come true without any public or private funding, it is the result of the work (and pleasure) of researchers, academics and tens of filmmakers that offer their work without anything in return. Attendance is free and open to everyone, however a voluntary contribution is expected and appreciated

     

    GENERAL INFORMATION

     


     

    PREVIEW. That the life can shine (screening and meeting)


    31 October, h20.30 - Cineteca di Bologna

    LA LUCINA
    a film by Fabio Badolato and Jonny Costantino
    with Antonio Moresco and Giovanni Battista Ricciardi
    based on the homonym novel by Antonio Moresco
    First public screening of the film, in presence of the authors

    more info

     

     


     

     

    from 1 to 4 November– Spazio Menomale, Bologna
    "Weekend with the Dead" • an international selection of very different films
    [screening room 1 h4.00 pm / 02.00 am • screening room 2 h10.30 am /02.00 am • central hall h24]

     

     

    Section 1 [general programme – room 1]
    The principle behind this selection is not the showing of coherence between the works, much less the personal taste; it is about the heterogeneity of vision, in order to give back a faithful overview of the current – diversified – trend of contemporary experimentalism. The selection of film-makers that we will present took us to the most disparate countries, and through diametrically opposite dimensions of storytelling, we are looking forward to an unprecedented experience, generated from the clashing of their films and filled with unexpected echoes and vivid collisions. During the days of this exhibition, we ultimately hope to give our contribution to the breakage of the anachronism of meek visions, so that abnormality can become the rule and the viewer’s gaze can free itself from those very chains that prevent it from exploding. (curated by Giulia Mazzone, Riccardo Re, Giuseppe Spina)
    fotogramma da Delphi Falls, di Mary Helena Clark

    With films by :
    Albert Alcoz, Prantik Basu, Christopher Becks,
    Dan Browne, Pietro Bulgarelli, Jaione Camborda,
    Mary Helena Clark, Mierien Coppens, Samuel Delgado,
    Nazlı Dinçel, James Edmonds, Luca Ferri, Helena Giron,
    Emmanuel Lefrant, Pietro Librizzi, Azucena Losana,
    Francis Magnenot,Takashi Makino, Marta Mateus,
    Stefano Miraglia, Pablo Polanco, Monica Saviron,
    Giuseppe Spina, Katia Viscogliosi, John Woodman
    (all the films in this section will be screened twice in different days and times)

     

     

     

     

    Section 2 [multifocus, room 1]
    • Focus curated by Rinaldo Censi – Atomic Light (Shadow Optics) - with films by Robert Aldrich and Tony Conrad
    • Focus curated by Alessio Galbiati - The infernal Machine - with films by: Mark LaGanga, Jon Rafman and George Melies
    • Focus curated by Tommaso Isabella - Liquid Crystals - with films by: Jan Cornelius Mol, Louis Henderson, Tinne Zenner, Jacques Perconte
    • Focus curated by Stefano Miraglia - NOMADICA ODEPORICA PLASTICA - with films by: Pauline Rigal, Julio Fermepin, Pierre Voland, Elsa Brès, Mauricio Freyre, Leandro Varela, Tinne Zenner

    Section 3 [Space Itineraries#1, room 1]
    Space Itineraries #1 curated by Riccardo Re, promoted by Ass. Menomale
    With films by: Robert Breer, Cecile Fontaine, Larry Jordan, Len Lye, Fern Silva, Deborah Stratman - screenings on 16mm
    + Vaghe Stelle (Alkaid, Mizar, Alioth), by Mauro Santini

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Section 4 [Atelier – room 2]
    - 1 november, h10.00 am / h1.00 pm
    Seminar “New Powerful Eyes” with Flavio Fusi Pecci, academic and former director of the Astronomical Observatory of Bologna, an expert in stars evolution, galaxies, and cosmology.
    (promoted by Ass. Menomale in collaboration with SOFOS)
    - 2 November, h10.00am / h 1.00 pm
    Seminar "Stories of vision. Art as school of senses (and sense)" with Francesco Cattaneo, researcher and professor of Aesthetics, Department of Philosophy and Communication Studies at the University of Bologna.
    What does ‘seeing mean’ what role does the artistic vision play in our being in the world? The seminar’s aim isn’t to advance general definitions, but rather to develop encounters (and recounts) by using specific philosophical, cinematographic, pictorial and literary experiences as catalysts for meditation. With this seminar, I’ll try to bring out how our senses (with its double meaning that refers to sensitivity and significance) require an uninterrupted exercise, especially in terms of “dissolution” (referred to by Rimbaud), and far from being reduced to something “natural”.
    - 3 November, h 10.00am / 11.30am
    Breakfast with MOVIMCAT: Stefano Miraglia presents his curatorial project The Moving Image Catalog + a gram collective rambling about the online dissemination of artists’ moving image

    Section 5 [AudioWebTeleVisionArchive – room 2]
    Different programs of audio/video materials, web, television
    by Federico Epifanio, Giuseppe Spina, Tommaso Isabella, Elisa Cuter, Francesco Selvi, Alessio Galbiati

    Section 6 [Wunderground – central hall]
    The venue will host objects and works of any kind that anyone can bring and exhibit. A recollection of "ofrendas" will be in an home altar in honour of the dead.

    Space Itineraries #2 (in girum…): Break away from the earth (promoted by Ass. Menomale)
    An "urban – star" map will be donated to participants, to guide them through the discovery of "celestial things" through the streets and buildings of the city.

     

     

     

     


    with
    Associazione Menomale
    ilcanedipavlov
    Rifrazioni. Dal cinema all’oltre
    Rapporto Confidenziale
    La Camera Ardente
    The Moving Image Catalog

     

    thanks to
    eye filmmuseum amsterdam
    Cineteca di Bologna

     

    #inthelightofdead #nomadica #everyonewiththeirownsaints #wunderground #breakawayfromthearth

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